Arrivati a L’Avana, prendiamo un taxi vintage (qui le auto sono tutte storiche, di anni fa) e ci dirigiamo verso il nostro alloggio…

Si, per Cuba ci siamo “organizzati”: visto fatto e cercando online, abbiamo deciso di voler abitare a stretto contatto con i locali per poter vivere quell’atmosfera magica che tutti dicono.

Abbiamo prenotato in una Casa Particular, cioè case/appartamenti che condividono i locali e mettono in affitto.

Il taxi ci ferma davanti all’indirizzo dato… il silenzio, nessun movimento. Davanti a noi un palazzo malandato con infiniti piani, sembra abbandonato.

I citofoni sono un elenco di “bollettini di guerra“, tutti distrutti e non si capisce nulla. Proviamo a dare il numero del nostro contatto al taxista che prova a chiamare…
Qui a Cuba (sempre nel periodo in cui siamo stati), c’è ancora l’embargo e quindi si vive sotto una “dittatura” ferrea…

Pochi canali in tv, o perlomeno quelli statali. Il cibo interamente local, no import! Poi vi racconto una vicenda assurda…

Le compagnie telefoniche sono limitate e noi non avevamo una sim locale ed il nostro cellulare qui non prende: zero segnale!

Siamo in un altro pianeta…

La signora ci risponde e dice che ora scende. Il taxista ci parla solo in spagnolo, ma noi capiamo e quindi prendiamo i nostri zaini ed attendiamo…

Il taxi si dilegua tra le vie del centro, mentre ogni tanto bambini corrono nella strada a rincorrersi. Il tempo rallenta…

Dopo una decina di minuti siamo ancora lì fuori, ad aspettare… ma noi come bambini ci guardiamo attorno. Navighiamo attorno a quel palazzo e vediamo il nostro nuovo mondo.
A pochi passi da noi il mare, che tanto ci attrae come il ferro ad una calamita. L’Oceano ci fa sentire in pace, l’acqua ci fa sentire vivi.

Dopo quasi una ventina di minuti, esce da questo monumento pericolante questa signora: pensavamo fosse più anziana, invece avrà avuto sulla cinquantina d’anni…

Ha un sorriso a mille denti. Giustamente sa, che questo mese avrà sicuramente qualche soldo in più per la famiglia.

Si, qui la gente non è ricca… La popolazione media è povera (un pò ovunque, non solo a Cuba) ma qui si sente proprio nell’aria che c’è un pò di malinconia… Almeno noi sappiamo che gli daremo un pò di refrigerio in questo periodo afoso.

Prendiamo l’ascensore, due alla volta. Sopra le nostre teste, fili di corrente scoperti che fanno delle scintille, sembra di essere dentro un laboratorio d’esperimenti… I tasti sembrano stare su con nastro adesivo, ma dove siamo? Ah ok,… almeno siamo a Cuba.

Ci porta al suo piano, siamo salvi. Per entrare nell’appartamento dobbiamo passare due grate di ferro chiuse a chiave, sembrava di essere rinchiusi in un carcere di massima sicurezza. Almeno eravamo al sicuro! 😂

La signora ci indica la nostra stanza, l’appartamento era più grande di come ci aspettavamo! Ci parla per un pò e ci spiega regole e come funziona tutto… ogni cosa, tostapane incluso!
Sembra tutto così surreale… ma noi ci siamo adattati a molto, ma molto peggio (ma questa sarà un’altra storia che vi racconterò: il viaggio in Laos)!

L’appartamento è vissuto, un pò retrò ma ha il sapore di autentico: ci piace!
Si, vi starete immaginando tutto, ma io vi lascio fantasticare con la mente. Però vi faccio vedere la nostra visuale dalla camera, ne vale la pena:

Un paradiso per noi viaggiatori senza pretese.

Ci spiega che l’ascensore qui è malandato (come se non si capisse già) e che ogni tanto, per spostare mobili o altro, cert’uni lo bloccavano e lo usavano anche per ore intere: siamo messi bene!

Ma non c’importava più di tanto, noi vogliamo scoprire cosa c’è la fuori, cosa ci aspetta…

Ci cambiamo e lasciamo le nostre poche cose in stanza; la signora ci fornisce un unico mazzo di chiavi (speriamo di non perderlo) ed ascensore permettendo (per questa volta non abbiamo avuto “grossi” problemi e dopo qualche minuto, questo laboratorio mobile ci è venuto a prendere e lasciare al piano terra. Siamo pronti, si va…

Usciamo e ci dirigiamo lungo il lungomare (quello in foto, vedi sopra) e ci dirigiamo verso il centro: il cosidetto Malecón.

PS. Per Cuba abbiamo deciso, di comune accordo, io e Cri, di viverci appieno il tempo, il luogo… e quindi niente cellulare, niente riprese, solo noi e la voglia di scoprire, quindi non ho un grosso album fotografico da farvi mostrare. Ma a volte è anche giusto così! A volte, bisogno essere egoisti e tenersi le cose belle per sè, godersele da soli a piccole dosi!

Un passo dopo l’altro… sentivamo la salsedine addosso, la brezza era calda e odorava di mare. Quell’odore forte, che anche ad occhi chiusi, ti fa subito intuire dove sei!

Di fronte a noi un gruppo di ragazzi… un signore in mezzo a loro con una chitarra e gli altri quasi in coro che cantavano canzoni cubane.

Gli passiamo di fianco e tutti ci salutano. Noi facciamo altrettanto e continuiamo a chiacchierare del più e del meno… il signore che suonava, smette. Ci chiama e ci chiede da dove venite: “Italia“, noi diciamo… Lui ride, abbassa la testa ed inizia a suonare una canzone napoletana che però non avevamo mai sentito (mi scuso se non sono un grande conoscitore della musica italiana d’un tempo). Dopo qualche parola un pò incomprensibile ed un’altra gli diciamo che noi siamo del nord, vicino Venezia… Lui ci guarda e dice (in un italiano un pò zoppicante): “Io ho vissuto là, avevo una donna che abitava lì dopo la guerra”!

Ci canta qualche altra canzone del suo repertorio in italiano e noi, colpiti dal fatto che in ogni parte del mondo si riesca a trovare una connessione con ognuno di noi, ci mettiamo a cantare con lui mentre i ragazzi ci guardano tutti un pò quasi affascinati (non capivano molto bene i nostri discorsi col signore) ma c’erano tanti sorrisi ed a ritmo, battevano tutti le mani… Un momento di pace con sfondo il mare, relax!

Salutiamo tutti e dopo qualche tempo (si, avevamo smesso di vedere anche l’orologio) e seguivamo il flusso di taxi colorati che si dirigevano verso la “vecchia Cuba”: La Habana Vieja (L’Avana Vecchia), dichiarata Patrimonio dell’ Umanità dall’UNESCO nel 1982, è il centro storico della città dell’Avana.

Qui ho dovuto, i colori nè sono i padroni:

Carnevale in ogni strada, passione e musica in ogni bar…

Ci dirigiamo verso la nostra prossima meta: La Bodeguita Del Medio.

Questo bar è diventato molto famoso nella storia…

“Locale storicamente frequentato da personaggi famosi del passato, che tramite foto, firme nelle pareti, graffiti e oggettistica varia, hanno lasciato il segno del loro passaggio in questo ristorante. Pablo Neruda (che io adoro!), lo scrittore Ernest Hemingway, sono solo alcuni che in passato frequentarono questo locale. Sulla parete spicca una famosa frase, in inglese, di Hemingway: “My mojito in La Bodeguita,…”

Ci fidiamo di Hemingway e ci prendiamo un mojito con foglie di hierba buena (si, avete capito bene! Niente menta!).

Le nostre papille gustative ringraziano…

Passeggiamo per il centro e ci fermiamo in un ristorante molto chic. Pranziamo come dei lord: qui tutte è una delizia!

Passiamo il resto della giornata a girovagare come cani randagi (qui ce ne sono molti) per le viuzze e strade di questa città arcobaleno. Ne rimaniamo stregati!

Arriva la sera e vogliamo vivere il più possibile questa terra dei Caraibi. Vogliamo essere dei “pirati” che festeggiano dopo un bottino, ci sentiamo ispirati.

I bar strabordano di gente, le porte e finestre spalancate.
Gli uomini tutti rigorosamente in camicia totalmente sbottonata e sudata e cappello… Le donne con vestiti ampi e dal rossetto color fuoco! La passione in quei passi di ballo è puro cuore. Il desiderio negli occhi e quelle carezze di corpi che si sfiorano.

Mi viene in mente una mia poesia che ho scritto tempo fa:

“Il brivido di una notte è come il gioco di un bambino.
E’ tutto così banale, strano,
ma che per qualcosa d’impercettibile, non riesci a dimenticare.
Tutto quell’amore, tutta quella passione
di due corpi che si scambiano la loro carne all’altro.
Ti voglio come un bambino vuole sua madre,
e capisce anche solo con lo sguardo,
quando ella sta male…
Sì, io sono un bambino, che ti vuole
a tutti i costi e
si consuma per poterti avere…”

Lasciamo danzare chi come loro, sta cercando quell’amore così tanto odiato ma ancor più desiderato da tutti…
e proseguiamo…

Troviamo un locale a due passi dal mare, una piccola scala laterale del palazzo ci fa entrare… Il corridoio è stretto, la sala è piccola ma noi vogliamo il miglior posto del ristorante. Il cameriere ci dice che c’è anche la terrazza, si vogliamo questa!

La terrazza è diciamo “piccolina”: circa 1 metro di larghezza e circa 2 metri di lunghezza. Praticamente un tavolo incastonato dentro una fessura, ma l’idea ci piace! Siamo noi, soli in quel terrazzo, l’odore della cucina che c’inebria ed il mare che ci canta canzoni poetiche. Deciso, stiamo qui! E’ perfetto!

Chiediamo di voler un menù speciale, un pò meno classico…
Il cameriere va via. Arriva lo chef, tutto perfetto, pulito e di un bianco candido raggiante. Ha il viso vissuto (chissà cosa e quante ne avrà passate) e ci guarda con un sorriso beffardo…

Ci dice: “Faccio io!“, noi annuiamo un pò perplessi.

Passano alcuni minuti, il cameriere ritorna e ci porta due mojito perfetti…
Appena ce li porge, riesce subito.

Dopo pochi istanti, ci porge questa scatola: i sigari.

Ci dice: “Sceglietene uno, quello che preferite!”.

Iniziamo a sentirci dei veri lupi di mare e siamo pronti all’arrembaggio…

Infatti, poco dopo ci fiondiamo sul piatto che sta arrivando:
spaghetti di aragosta (e non solo la “classica” salsa di aragosta, ma oltre quella anche proprio un’intera aragosta sopra, aperta a metà).

Ma dove siamo capitati?! E’ uno scherzo, vero?
C’è qualcuno che ci sta riprendendo?

Tutto vero, 100% una serata cubana e come ciliegina sulla torta, terminato il piatto (enorme e buonissimo)…
Facciamo una pausa, continuiamo a fumare il nostro sigaro…
Il nostro cocktail sta finendo, il cameriere lo vede da lontano (siamo soli nel ristorante, tutto e tutti per noi), e ci porta un nuovo cocktail, ma questa volta non è più lui…

Esce lo chef, si toglie il grembiule e cappello e si siede con noi, in una sedia traballante tra la terrazza e dando la schiena alla sua sala.

Il cameriere ci porta ad ognuno un cocktail, ci fa scegliere un nuovo sigaro a testa e mentre stiamo brindando: il tempo si ferma, per un istante ci ritroviamo catapultati in un altro mondo, un’altra epoca, un’altra vita…

Stiamo vivendo il momento perfetto, tra sogno e finzione ma che è tutto tremendamente e fottutamente così vero ed autentico che mi fa scendere una lacrima di gioia…

Grazie Cuba.

E grazie di questi mesi in giro per le Americhe a scoprire il mondo ed a Cri di sopportarmi in questo viaggio che rimarrà nella nostra storia!

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Segui il nostro itinerario completo:
1) New York, USA
2) Miami Beach, Florida
3) Los Angeles, California
4) Las Vegas, Nevada
5) Cancùn, Messico
6) L’Avana, Cuba

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